LA BIENNALE DI VENEZIA
La Biennale, un'ampia mostra internazionale, quest'anno verrà curata da Cecilia Alemani e divisa tra le Corderie dell'Arsenale e il Padiglione Centrale ai Giardini; diversi sono i Padiglioni Nazionali sparsi in questi ultimi, anche all'Arsenale e sparpagliati in giro per la città.
In seguito ci sono le mostre collaterali, che verranno svolte negli straordinari palazzi veneziani durante la mostra.
I temi affrontati sono di un'attualità disarmante e gran parte degli artisti partecipano per la prima volta a questo appuntamento.
Biglietto intero: 25 euro;
Biglietto ridotto per gli studenti: 16 euro (valido per un ingresso alla sede dei Giardini e un ingresso alla sede dell'Arsenale) usufruibile anche in giorni differenti.
Ecco i padiglioni da non perdere assolutamente:
- Il Padiglione Svizzero, uno dei più belli: nel percorso si viene pervasi da un forte odore di legno carbonizzato. Una volta dentro, l'oscurità regna sovrana, interrotta da strascichi di luce rossa, responsabili dell'illuminazione di immense sculture in legno; realizzate da Latifa Echakhch. Sono mani che si tendono, volti senza sguardo, segni di una vita che è giunta ormai alla sua fine.
- Proseguendo, è presente il Padiglione della Danimarca, intitolato “We Walked the Earth”, in quella che pare una fattoria danese, troveremo da una parte un centauro estremamente realistico, che penzola impiccato e, dalla parte opposta, la compagna, la quale è a terra, dilaniata dai dolori del parto. Una favola distopica e disturbante.
- Avanzando, si nota subito il suggestivo Padiglione Russo sbarrato: una guardia pronta a porre al termine eventuali gesti di protesta.
- Nel Padiglione del Giappone potremo contemplare la nostra immagine riflessa in uno dei tanti specchi, impossibile non fermarsi per dedicarsi un minuto di ammirazione.
- Pochi passi più avanti inizia il Padiglione della Repubblica Coreana, che ci presenta un concentrato di meccatronica, ci pone davanti ad un cyborg-dragone, il quale si contrae senza un preciso motivo. Gyre, l'artista Yunchul Kimqui, ha deciso che sarebbe stato questo il titolo dell'opera; il movimento nell'immobilità e l'immobilità in movimento coesistono. Il risultato è ipnotico.
- Il Padiglione Francese quest'anno è affidato a un'artista di nome Zinebe Sedira, che ci propone “Les rêves n'ont pas de titre”, “I sogni non hanno titoli”; un percorso ideato pensando a un set cinematografico che rispecchiasse la sua vera casa.
All'interno ci si trova davanti il bancone di un bar, poi si entra nel salotto di casa, dove è accesa una tv. Una rappresentazione del “potere” del cinema inteso come impegno sociale. Infine, in un angolo della stanza è presente una bara il cui coperchio non è ancora inchiodato.
- Sonia Boyce presenta “Feeling Her Way”, un'installazione musicale posizionata su una serie di maxischermi che mandano in loop le esibizioni di cinque artiste nere. Allestimento pop ma minimalista, colorato in pieno stile Brit: un omaggio alle artiste afrodiscendenti, coloro che hanno svolto un ruolo di grande importanza all'interno del panorama musicale britannico, opera in seguito giudicata come la migliore di questa Biennale 2022.
- Il Padiglione della Germania: all'interno il colore regnante è il bianco, così come bianchi sono i testi dipinti sulle pareti bianche. Il bianco è il colore fuori dal tempo, uno spazio vuoto e parzialmente scavato, rappresenta il passato che fa ritorno nel presente (l'ampliamento fatto in epoca nazista che costituisce la struttura attuale), in un gioco di continuo rinnovamento dai molteplici significati.
- Il Padiglione di Malta, è semplicemente “magico”: grazie alla tecnologia potrete deliziarvi alla sola vista di quest'opera che consiste in tante piccole gocce di acciaio fuso che precipitano dal cielo all'interno di sette vasche di forma rettangolare riempite d'acqua, poste a rappresentare i soggetti della Decollazione. Un ritmo ipnotico, composto da gocce incandescenti che precipitano nell'acqua.
- Per ultimo, il Padiglione Ucraina: l'opera The Fountain of Exhaustion di Pavlo Makovdalk, arte dal carattere liberatorio che punta a sottolineare e mostrare un simbolo paradossale della vita: un fiume sfocia in un altro e poi in un altro ancora, senza soluzione di continuità, fino ad arrivare al momento in cui si prosciugano.
In seguito ci sono le mostre collaterali, che verranno svolte negli straordinari palazzi veneziani durante la mostra.
I temi affrontati sono di un'attualità disarmante e gran parte degli artisti partecipano per la prima volta a questo appuntamento.
Biglietto intero: 25 euro;
Biglietto ridotto per gli studenti: 16 euro (valido per un ingresso alla sede dei Giardini e un ingresso alla sede dell'Arsenale) usufruibile anche in giorni differenti.
Ecco i padiglioni da non perdere assolutamente:
- Il Padiglione Svizzero, uno dei più belli: nel percorso si viene pervasi da un forte odore di legno carbonizzato. Una volta dentro, l'oscurità regna sovrana, interrotta da strascichi di luce rossa, responsabili dell'illuminazione di immense sculture in legno; realizzate da Latifa Echakhch. Sono mani che si tendono, volti senza sguardo, segni di una vita che è giunta ormai alla sua fine.
- Proseguendo, è presente il Padiglione della Danimarca, intitolato “We Walked the Earth”, in quella che pare una fattoria danese, troveremo da una parte un centauro estremamente realistico, che penzola impiccato e, dalla parte opposta, la compagna, la quale è a terra, dilaniata dai dolori del parto. Una favola distopica e disturbante.
- Avanzando, si nota subito il suggestivo Padiglione Russo sbarrato: una guardia pronta a porre al termine eventuali gesti di protesta.
- Nel Padiglione del Giappone potremo contemplare la nostra immagine riflessa in uno dei tanti specchi, impossibile non fermarsi per dedicarsi un minuto di ammirazione.
- Pochi passi più avanti inizia il Padiglione della Repubblica Coreana, che ci presenta un concentrato di meccatronica, ci pone davanti ad un cyborg-dragone, il quale si contrae senza un preciso motivo. Gyre, l'artista Yunchul Kimqui, ha deciso che sarebbe stato questo il titolo dell'opera; il movimento nell'immobilità e l'immobilità in movimento coesistono. Il risultato è ipnotico.
- Il Padiglione Francese quest'anno è affidato a un'artista di nome Zinebe Sedira, che ci propone “Les rêves n'ont pas de titre”, “I sogni non hanno titoli”; un percorso ideato pensando a un set cinematografico che rispecchiasse la sua vera casa.
All'interno ci si trova davanti il bancone di un bar, poi si entra nel salotto di casa, dove è accesa una tv. Una rappresentazione del “potere” del cinema inteso come impegno sociale. Infine, in un angolo della stanza è presente una bara il cui coperchio non è ancora inchiodato.
- Sonia Boyce presenta “Feeling Her Way”, un'installazione musicale posizionata su una serie di maxischermi che mandano in loop le esibizioni di cinque artiste nere. Allestimento pop ma minimalista, colorato in pieno stile Brit: un omaggio alle artiste afrodiscendenti, coloro che hanno svolto un ruolo di grande importanza all'interno del panorama musicale britannico, opera in seguito giudicata come la migliore di questa Biennale 2022.
- Il Padiglione della Germania: all'interno il colore regnante è il bianco, così come bianchi sono i testi dipinti sulle pareti bianche. Il bianco è il colore fuori dal tempo, uno spazio vuoto e parzialmente scavato, rappresenta il passato che fa ritorno nel presente (l'ampliamento fatto in epoca nazista che costituisce la struttura attuale), in un gioco di continuo rinnovamento dai molteplici significati.
- Il Padiglione di Malta, è semplicemente “magico”: grazie alla tecnologia potrete deliziarvi alla sola vista di quest'opera che consiste in tante piccole gocce di acciaio fuso che precipitano dal cielo all'interno di sette vasche di forma rettangolare riempite d'acqua, poste a rappresentare i soggetti della Decollazione. Un ritmo ipnotico, composto da gocce incandescenti che precipitano nell'acqua.
- Per ultimo, il Padiglione Ucraina: l'opera The Fountain of Exhaustion di Pavlo Makovdalk, arte dal carattere liberatorio che punta a sottolineare e mostrare un simbolo paradossale della vita: un fiume sfocia in un altro e poi in un altro ancora, senza soluzione di continuità, fino ad arrivare al momento in cui si prosciugano.